Una possibile soluzione per la crisi italiana

Non per essere retorico, ma molti dei problemi dell’Italia si risolverebbero se si istituisse per legge che ogni cittadino debba praticare almeno tre volte a settimana il rugby.

Il rugby ti insegna il valore del sacrificio, ma non in funzione cattolica di un “bene superiore” che vedrai dopo morto: no, è il sacrificio condiviso con i compagni, che ti proteggono quando cadi a terra. Senza di loro sei erba da calpestare. Sono i tuoi compagni l’unica barriera tra te e gli avversari. E tu sai che, appena rialzato, dovrai restituire il favore. Ma non per un tornaconto matematico, no: li hai guardati negli occhi, sai che farebbero lo stesso per te. E se sei un’ala, sai che quegli omoni della mischia che sfotti continuamente ti salveranno la vita.

Il rugby ti insegna il rispetto dell’avversario. Io voglio fare meta, e ci proverò con tutte le mie forze. Ma se tu sei più bravo di me, accetterò la sconfitta. Non siamo tutti campioni, non siamo tutti forti. Non siamo tutti uguali. E dopo, terzo tempo. Quel che è successo in campo resta in campo. Cucino per il mio avversario, gli offro una birra. La vita è troppo breve per stare sempre incazzati.

Il rugby ti insegna che c’è sempre un posto per te. Se sai correre sei un’ala, se hai capacità tecniche sei un’apertura, se sei grosso sei un pilone. Ognuno contribuisce come può e come sa. La meta è sempre frutto del lavoro di tutta la squadra: l’ala, da sola, non riuscirebbe a fare due metri senza spaccarsi la clavicola sinistra (digressione personale).

Il rugby ti insegna il rispetto delle regole. Se placchi un avversario al collo puoi, letteralmente, ucciderlo. I contatti sono duri, ci si può far male in un attimo. Per questo il rugby ha “leggi”, non regole. L’arbitro fischia, tu accetti serenamente il verdetto. La prossima volta cercherai di stare più attento.

Il rugby ti insegna che la vita è imprevedibile come i rimbalzi di quella fottuta palla, che non a caso è ovale. Scivola, fa quel che vuole, a volte ti cade tra le braccia e a volte (spesso) prende una strada tutta sua: è la vita, appunto. Tu stringi i denti, piega le ginocchia e concentrati. La prossima volta ti farai trovare pronto.

E se la palla andrà dove vorrà, almeno potrai dire: beh, io c’ho provato. Andiamoci a fare una birra, compagni

1 thoughts on “Una possibile soluzione per la crisi italiana

  1. Ho capito ma se ste cose le fai solo con la Francia e poi prendi due scoppole da Scozia e Galles non andiamo mica bene.. e comunque, la prossima volta inserisci Zeman come coach da qualche parte, ci sta sempre bene nella filosofia del gioco pulito. 😛

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